Facciamo un passo avanti ed evitiamo discorsi di retroguardia.
Ognuno di noi ha dovuto accedere a servizi ospedalieri il sabato o la domenica e si è trovato circondato da immigrati. Nei loro paesi d’origine pochi e se solo abbienti, vi possono accedere. Qui si trovano assistiti, curati e trattati come si conviene.E’ uno dei motivi che li spinge verso l’Europa.
Solo un secolo fa, le loro terre, erano oggetto di conquista e nei loro paesi si perpetrava uno sfruttamento intensivo di uomini e risorse. La potenza di Paesi come Inghilterra soprattutto, poi Francia, Italia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda, si misurava in “colonie” e in “possedimenti”. Ora quella che fu un delirio di sfruttamento ci ritorna con l’immigrazione.
Cosa pretendiamo? Che si immergessero nell’oblio? Ora veniamo al dunque.
Trasformiamo in positivo ciò che fu un errore e soprattutto una mancanza di lungimiranza.
Nella seconda guerra mondiale fu, pazzamente, spazzata via un’intera generazione di giovani di ogni continente.
Essa deve ora ricomporsi nella nuova generazione di giovani, immigrati compresi.
L’Europa, che ne fu causa principale col nazismo e fascismo, per prima, deve farsene carico; come? In tanti modi.
Noi nel nostro piccolo, ne suggeriamo uno: unificare i servizi sanitari su tutto il territorio europeo.
Coordinare, a livello sovranazionale la medicina di base e poi quella ospedaliera e poi le università per arrivare infine alla ricerca. Unifichiamo le normative, le carriere, gli standard. Eliminiamo i numeri “chiusi”; si avanzi per meritocrazia, per impegno, per qualità. Si cancellino le “baronie” che evidenziano solamente il fatto che i peggiori nemici della medicina, a volte, sono gli stessi medici.
La medicina pensata e realizzata a livello europeo ridurrà i propri costi e sarà più efficace sul piano pratico. Migliorerà la ricerca. Buttiamo lo sguardo al di là della siepe, verso l’infinito (come diceva il Poeta).
Non prima gli italiani o i francesi o i tedeschi ma prima i malati e le cure. Evitiamo discorsi meschini asfittici da bar dello sport. Non diamo credito a coloro che si palesano incapaci di pensare in “grande”; di porsi obiettivi degni di essere perseguiti. L’Europa è la nostra Patria – e sempre più tale deve divenire.
Il Presidente
Rag. Luigi Tosi