Una cosa certa l’abbiamo imparata da questa pandemia del coronavirus: nessuno può chiamarsi fuori.
Essa ha colpito tutti in maniera più o meno significativa. Non ha concesso esenzioni , anzi ci ha reso maggiormente consapevoli. Traiamone quindi le conseguenze: uniformiamo il Servizio Sanitario Europeo.
Il coronavirus non concede Brexit né Orbanate di sorta; attraversa qualsiasi confine naturale delimitato da monti, fiumi, valli, canali e mari; parla tutte le lingue e tutti gli idiomi e tocca a noi di conseguenza adattarci a lui e non viceversa.
S’impone quindi un uniforme criterio oppositivo: la creazione di un unico sistema socio assistenziale e medico europeo con finanziamenti centralizzati. Carriere universitarie basate esclusivamente su sistemi meritocratici, cancellazione di doppioni o triploni dispersivi di risorse. Cancellazione di potentati e privilegi ma uniformare le intelligenze senza disperdere le risorse.
Dire basta al monopolio della ricerca in mano alle multinazionali farmaceutiche che fino ad ora hanno fatto il bello e cattivo tempo puntando solo al guadagno immediato, evitando la ricerca sulle malattie rare che non “rendono“.
L’unica idea vincente è un’ Europa più coesa e responsabile, aperta, dedita al bene comune e scevra da antistorici nazionalismi del tutto inutili; vedremo così aderire anche la Turris Eburnea Svizzera? Ce lo auguriamo. Impariamo dagli errori commessi in passato.
Il Vice. Luigi Tosi